Oggi per la rubrica "Le fiabe del dodo" non ci sarà una fiaba dei Grimm, nè una fiaba di Andersen, ma di Perrault. La fiaba è contenuta nel libro "I racconti delle fate" ed è molto lunga. Cercherò quindi di farne un riassunto, con quanti più dettagli possibili. Purtroppo non vi posso linkare il libro che avevo acquistato su Amazon perché non lo trovo più (probabilmente è stato tolto), ma vi sono molte altre raccolte dove probabilmente potrete trovare questo racconto.
L'accorta principessa
C'era una volta un re, che aveva tre figlie. Ora non si ricorda quali fossero i veri nomi delle principesse, perché a quei tempi veniva affibbiato ad ognuno un soprannome a seconda delle caratteristiche principali della persona. Le tre figlie del re erano quindi chiamate: Sciattona, Ciarliera e Finetta.
Sciattona era pigra e girava tutto il giorno per il castello in pantofole. Faceva sempre le cose con calma, si alzava tardi, mangiava tardi e giocava fino a tardi. Ed ogni giorno la routine ricominciava.
Ciarliera invece, come rivela il nome, era una ragazza molto attiva nel fare pettegolezzi. Usciva di casa solo per carpire le ultime notizie che poi andava a spargere per tutto il castello.
Finetta era la più piccola delle tre ed era sveglia, attenta e vivace. Era così intelligente che più di una volta salvò il padre dal cadere in alcune trappole ordite dai regni vicini e perfino dal suo stesso primo ministro. Suo padre le era molto affezionato.
Accadde però che il re volle andare a combattere nelle crociate. Egli però era preoccupato di quel che avrebbero potuto combinare le prime due figlie in sua assenza. Fece quindi visita ad una fata che gli diede tre conocchie incantate che si sarebbero rotte nel caso in cui la proprietaria avesse commesso qualcosa di poco onorevole.
Il re tornò al castello, prese le tre principesse e le portò in una torre solitaria, affidando poi ad ognuna una conocchia avvertendole del loro potere.
Le tre erano isolate, ma sopravvivevano grazie ad una carrucola ed un cestino attraverso cui veniva loro elargito il cibo. Loro mandavano giù il cestino e quello ritornava su pieno di cibo.
Sciattona e Ciarliera soffrivano la mancanza della vita di corte, ma temevano la rottura dell'oggetto magico e quindi portarono pazienza. Finetta invece non si annoiava: tesseva e ogni giorno riceveva le notizie del regno per tenersi aggiornata.
Un giorno però, accadde che sotto alla loro torre apparve una povera vecchina vestita di stracci che supplicava di entrare e rifocillarsi. Sciattona e Ciarliera approfittarono di un momento mentre Finetta era in un'altra stanza per calare la cesta e far salire la donna, che venne nominata la loro cameriera: preparava i pasti per Sciattona ed ascoltava le chiacchiere di Ciarliera.
La mendicante era in realtà un principe di un regno vicino di nome Furbo. Egli stava per ingannare il re, padre delle tre protagoniste, ma Finetta svelò il suo trabocchetto. Da quel momento Furbo iniziò a meditare vendetta e da qui l'idea di intrufolarsi nella torre isolata per disonorare le principesse.
La notte, però Furbo mise da parte i suoi abiti da mendicante e rivelò la sua vera identità. Le principesse scapparono alla vista dell'uomo. Finetta e Ciarliera riuscirono a chiudersi nelle loro camere, ma Sciattona era troppo lenta e fu ben presto raggiunta. Furbo le disse che era innamorato di lei e pretendeva di sposarla subito. Sulle prime Sciattona era titubante e confusa, ma alla fine accettò. Si scambiarono le promesse lì nella torre e poco dopo la prima conocchia si ruppe.
Il giorno dopo il principe condusse Sciattona in un appartamento al piano terra e la chiuse dentro. Cercò poi in tutte le stanze fino ad individuare quella di Ciarliera che, manco a dirlo, parlava da sola. Adottò la stessa tecnica della sorella precedente, si professò profondamente innamorato di lei e la chiese in moglie. Dato che nella sua stanza non aveva messo delle provviste di emergenza, come invece aveva fatto Finetta, e dopo molte lusinghe del principe, ella aprì la porta. Furbo quindi continuò ad ingraziarsela, la condusse nella stanza da pranzo ben fornita. Ciarliera disse che era preoccupata per le sorelle e che voleva andare a cercare non appena mangiato, ma finito il pasto il principe volle vedere tutto il castello ed incantò la principessa con le sue dolci parole. Quando egli le propose il matrimonio lei accettò, ritrovando i pezzi della sua conocchia sparsi in camera al suo ritorno. Ciarliera era così affranta dalla visione della conocchia, che disse tutta la verità dell'oggetto al principe. Egli sogghignò, chiuse in camera anche la seconda sorella e andò nell'unica camera ancora chiusa: quella di Finetta.
Ancora una volta fece la parte dell'innamorato, ma l'accorta principessa non cedette. Lui quindi dopo un po' decise di sfondare la porta e trovò la ragazza armata di martello, ma continuò a recitare la sua parte. Finetta non gli credeva e continuava a chiedere invano delle sorelle. Lui ovviamente non le rispondeva e continuava a professare il suo amore per lei. Dopo un po' Finetta, fece finta di arrendersi e disse che se era così innamorato avrebbero celebrato il matrimonio il giorno dopo in quanto le nozze di sera sono destinate ad essere infelici. Furbo, vedendo sempre il pericolo del martello, accettò.
Finetta corse quindi a preparare la stanza dove Furbo avrebbe riposato prima delle nozze. Costruì un letto sopra ad un buco dove si gettava la spazzatura del castello e quando Furbo si adagiò sopra, finì dritto nelle fogne. Liberatasi del principe, Finetta corse a liberare le sorelle, ma la storia non finisce qua.
Furbo tornò alla corte del padre per curarsi dalle ferite, giurando ancora una volta vendetta.
Qualche mese dopo, il principe tornò all'attacco, fece portare davanti alla torre, degli alberi colmi di cachi. Sciattona e Ciarliera, che stavano subendo le conseguenze del matrimonio, li vollero a tutti i costi e Finetta per accontentarle si calò dalla cesta e li andò a prendere. Il secondo giorno, Finetta ridiscese nuovamente ma ad aspettarla sotto alla torre c'era il principe e le sue guardie. Tennero prigioniera la principessa per alcuni giorni, finchè non la portarono la principessa su una collina. Qui il principe le mostrò una cesta piena di temperini, rasoi e uncini e le disse che l'avrebbe chiusa lì e spinta già dalla collina. Nel momento in cui Furbo fece per controllare che dentro la cesta c'era tutto il necessario, Finetta lo spinse dentro, chiuse il coperchio, spinse la cesta e scappò.
Furbo tornò così al castello pieno di piaghe.
Qualche mese dopo a Ciarliera e Sciattona nacquero due bimbi, frutto del peccato commesso con Furbo. Finetta decise che doveva portare i bimbi al regno del principe malandrino, così avrebbe nascosto la vergogna delle due sorelle.
Approfittò di un evento dato dal fratello di Furbo, Belvedere, per fingersi un luminare del sovrannaturale. Belvedere era un principe generoso e buono e accettò di vedere questo luminare. Finetta prese i due bambini, si travestì ed andò all'incontro con il principe con due enormi scatole. Ella disse che contenevano un unguento miracoloso, così Belvedere fece portare le casse di unguento nelle stanze di Furbo, che ne aveva disperatamente bisogno dopo il rotolamento insieme alle lame.
Con una scusa poi, Finetta si allontanò dalla corte e poco dopo i pacchi iniziarono a piangere rivelando i due neonati. Furbo saltò su tutte le furie e ormai era sull'orlo della morte. Fece promettere al fratello di chiedere la mano di Finetta e ucciderla e il povero Belvedere, vedendo il fratello così disperato accettò.
Il re finalmente tornò dalle crociate, ma vedendo le due sfere rotte condannò le due figlie maggiori ad una punizione per mano della fata. Ella fu così dura che entrambe morirono poco dopo.
Al castello invece era arrivata la proposta di nozze di Belvedere e il re accettò di buon grado. Finetta però era molto sospettosa dati i trascorsi con il fratello Furbo e dopo le nozze fece preparare un fantoccio con le sue sembianze e lo mise nel letto. Quando anche Belvedere entrò nella camera da letto, pugnalò il fantoccio. L'uomo era però di buon cuore e si pentì immediatamente del gesto, anche se compiuto per una promessa strappata dal fratello in punto di morte. Decise quindi di rivolgere la lama contro di sè, ma Finetta che aveva ascoltato tutto il pentimento di Belvedere sbucò fuori dal suo nascondiglio e lo fermò.
I due erano fatto l'uno per l'altra ed insieme iniziarono una vita meravigliosa, piena di amore e felicità.
Commento:
Siete arrivati fin qui! Bravi. Beh che dire il mio commento non può che essere: siate sempre prudenti e diffidate sempre e comunque.
A parte questo, ovviamente c'è un significato dietro a tutta questa storia, e mi riferisco soprattutto alla sventura delle due sorelle. L'ozio è il padre di tutti i vizi e anche lo spettegolare non è esattamente un'attività molto "degna". Più che concentrarsi sulla protagonista Finetta e sulle sue palesi doti, quello che mi ha trasmesso maggiormente questa fiaba è la malasorte che colpisce le due sorelle maggiori. La loro fine è veramente brutta, torturate a morte da una fata... o meglio una delle sorelle è morta di stenti, mentre la seconda è morta perché è inciampata mentre cercava di fuggire dalle grinfie della fata, però è comunque una fine impietosa. In fondo non erano malvagie, non hanno mai ucciso nessuno, erano solo molto pigre, pettegole ed imprudenti.
D'altra parte potrei definire Finetta, non come un'eroina previdente ed astuta, ma semplicemente come una paranoica. La ragazza infatti nascondeva le scorte di cibo nella sua camera in vista di un'emergenza (ricordiamoci che erano in una torre in mezzo al niente)... questo non è essere previdenti, è essere paranoiche XD
La favola fine a sè stessa è carina, ma non ho trovato giuste le morti delle due principesse. In fondo ognuno di noi ogni tanto è un po' imprudente, sfaticato o chiacchierone, è la natura umana.
Voi che ne pensate?
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