settembre 24, 2018

Pordenonelegge 2018 - Il lato giallo

Eccoci al secondo appuntamento dedicato agli incontri di Pordenonelegge. Quest'oggi vi propongo un salto nel genere thriller e giallo ^^. Sono riuscita a partecipare a due incontri su questi temi; uno è stato quello di Jeffery Deaver e l'altro quello di Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante.

Iniziamo con l'incontro con Deaver. Notissimo thrillerista, di cui ho letto tempo fa "La dodicesima carta", durante il mio periodo in cui leggevo solo romanzi di investigazione.
Deaver è venuto a Pordenonelegge per presentare il suo nuovo romanzo intitolato "Il taglio di Dio"

Trama:
Diamond District, Manhattan. Jatin Patel, maestro tagliatore di diamanti, giace esanime sul pavimento del suo laboratorio. Pochi metri più in là, una giovane coppia di fidanzati. Hanno caviglie e polsi legati, la gola tagliata. La scena che la squadra di Lincoln Rhyme si trova di fronte, un sabato mattina qualunque nelle stanze della Patel Designs, ha tutti i numeri della classica rapina finita male. Ma per Amelia Sachs qualcosa non torna. I diamanti lavorati non sono stati portati via, e l'assassino si è accanito sulle vittime con una brutalità che suggerisce un movente diverso. Per sposare definitivamente la tesi che dietro all'omicidio si nasconda altro, basta leggere il messaggio sgrammaticato e delirante che il killer ha inviato alla stampa. Non è la prima volta che Rhyme deve entrare nella mente allucinata di un assassino. Se non fosse che la follia del Promittente, così si è firmato, è eguagliata da un'abilità e una lucidità fuori dal comune. Per quanto un errore l'abbia già commesso, un errore che lo potrebbe incastrare. Jeffery Deaver lancia la sua sfida, una duplice caccia all'uomo nello spietato mondo del commercio dei diamanti, e si diverte a mettere alla prova il formidabile intuito di Lincoln e Amelia con svolte improvvise e deviazioni di percorso. Nelle pagine dell'ultimo Rhyme, il suo autore ci offre qualcosa di nuovo e inaspettato, l'ingrediente segreto per un thriller perfetto.
Incontro con Jeffery Deaver nello splendido scenario dell'Auditorium Concordia di Pordenone

Il libro, rivela l'autore all'inizio del suo incontro, segue una formula ben precisa: la formula Deaver. Come per ogni suo romanzo, l'autore sostiene di dover applicare una formula per rendere il libro unico e che intrattenga il pubblico.
"In fondo ogni cosa viene creata secondo una formula, che sia una macchina o una pietanza, così anch'io ho la mia formula per scrivere i miei libri" ha detto l'autore. La cosiddetta formula Deaver comprende: una storia ambientata di solito intorno ai 3 giorni, un grande colpo di scena alla fine e un susseguirsi di colpi di scena alla fine.
Inoltre, l'autore in ogni libro cerca di variare temi in modo da insegnare qualcosa ai suoi lettori. Ne "Il taglio di Dio", ha voluto prendere il mondo che ruota attorno alle gioiellerie e nello specifico nel taglio dei diamanti, non solo perché questi elementi sono molto preziosi e che c'è un forte mercato nero per essi, ma anche per il significato dietro al diamante. Non è una semplice pietra, ma qualcosa che per noi uomini può rappresentare qualcosa di molto personale, pensiamo appunto ad una giovane coppia che si fidanza.
A proposito di fidanzate. Un aneddoto divertente che ha raccontato l'autore riguarda proprio la sua fidanzata. Deaver quando scrive un libro, è solito introdurre qualche elemento esotico come un determinato tipo di cibo, un vino e così via, e di solito fa provare anche alla sua compagna quel determinato prodotto. Immaginate la delusione della donna, quando Jeffery non le ha portato un diamante da provare...

L'autore ha poi voluto fare una digressione sul titolo e sulla storia dei tagliatori di diamanti.
Nell'antichità il diamante era considerato non semplicemente il taglio di Dio, bensì il cuore di un Dio. Era così raro e prezioso che veniva considerato un vero e proprio oggetto di culto. Con il passare del tempo, come accade sempre, qualcuno ha visto in questi oggetti sacri, la possibilità di guadagno e così pian piano il traffico di diamanti è diventato quasi normalità, perdendo il suo significato mistico.
Deaver ha parlato poi di un diamante della corona inglese, che il principe Alberto, marito di Vittoria, non piaceva. Ha deciso di farlo quindi tagliare ed il povero tagliatore ci ha impiegato quasi 3 mesi per studiare il diamante e come tagliarlo. Egli aveva infatti una sola possibilità, un solo tentativo per rendere quel diamante unico e bellissimo. Nonostante infatti i diamanti siano molto resistenti, basta un piccolo errore per rovinarli per sempre.
Al momento del taglio, si dice che il tagliatore avesse con sè due aiutanti: un medico ed un'infermiera in caso di infarto o svenimento per il troppo stress.
Il tagliatore aveva appena iniziato il taglio che svenne quasi subito. Al suo risveglio, il principe Alberto si congratulò con lui, dicendo che aveva fatto un lavoro eccellente. E così quell'enorme pietra, divenne più piccola e bella. (Dopo alcune ricerche, wikipedia mi ha suggerito anche il nome di quel diamante: il Koh-i-Noor).

Tornando al presente, la città dove è ambientato il libro è Manhattan. Qui infatti vi è un quartiere dove si concentrano i traffici, più o meno leciti di diamanti. Si vedono spesso infatti uomini con sacchetti di carta, girare per queste strade. Dentro a quel sacchetto potrebbe nascondersi o un panino o dei diamanti perchè i ladri difficilmente andranno a derubare un uomo con un sacchetto unto.
Nel libro però non si parla nè di furti, nè del classico tema dei diamanti insanguinati. Il cattivo che ha immaginato per questa storia, ha infatti un motivo molto più personale per uccidere. A questo cattivo i diamanti piacciono perché rappresentano la perfezione e odia di conseguenza chi vuole tagliarli. Per questo darà la caccia alle giovani coppie in cerca di anelli di fidanzamento.

Per un po' questa sarà l'ultima avventura di Lincoln. Deaver ha infatti intenzione di dedicarsi ad un nuovo personaggio e ad un nuovo metodo investigativo: un personaggio che gira l'America con il camper a risolvere casi e che avrà un ritmo molto più veloce e televisivo. Probabilmente sarà pronto già dal prossimo anno.
In questa ultima avventura con Lincoln, l'autore ha voluto togliere un po' di tensione ed ansia dai personaggi, in quanto trova che in America la situazione politica sia già abbastanza tesa. Non si riesce ad intavolare una discussione con una persona dalle idee politiche diverse perchè spesso si rischia di passare alle mani, ed in un clima così pesante, ha trovato giusto fare la sua parte ed alleggerire un po' i problemi dei suoi personaggi.

Come ultima cosa, un appunto per gli aspiranti scrittori. Deaver prima di scrivere un libro, raccoglie tanti post it con le idee che gli sono venute e decide se mettendole insieme riesce a creare qualcosa che valga la pena scrivere o meno. Consiglia inoltre di partire sempre con lo scrivere la prima e l'ultima frase del libro, in modo da sapere esattamente dove si vuole arrivare.



Su Deaver, ho avuto parecchio da dire perchè avevo preso appunti. Per l'incontro con gli altri due giallisti, non ero così ben preparata. Sono arrivata a Pordenone per caso, in una sera in cui praticamente avevo deciso di non vedere nulla, ma la giornata al lavoro era andata talmente storta, che ho voluto andare alla manifestazione per tirarmi un po' su.
Ho scelto fra gli incontri di lì a poco in programmazione, un qualcosa che mi ispirasse ed eccolo lì: "Il sangue macchia, sir". La cosa bella è che inconsapevolmente ho scelto l'incontro con due autori che avevo apprezzato anche l'anno scorso con "Giallo Banana"! Per me ormai è un segno del destino che devo leggere questi due libri, che sono uno il seguito dell'altro.


Trama:
Sono trascorsi pochi mesi dalla soluzione del suo primo caso (l'assassinio di Polly Castaldi Cestelli), eppure la vita del conte Vittorio Maria Canton di Sant'Andrea non sembra essere cambiata affatto, se non in peggio. Abbandonato dal suo partner Gino, in pessimi rapporti con il maggiordomo Gelasio e afflitto dai problemi di convivenza con la caustica zia Magda, il Principe Investigatore affoga nel gelato al triplo cioccolato le proprie frustrazioni, con la «Settimana Enigmistica» alla mano e la speranza che il telefono squilli per richiamarlo all'avventura. Cosa che, miracolosamente, accade. Diana Palladio ha soltanto diciassette anni, ma un obiettivo ben preciso: riscattare il nome di suo padre Pietro Saba, scomparso quasi vent'anni prima e accusato del terribile, efferato delitto passato alla storia come Omicidio dell'Aventino, protagonista assoluto dei salotti televisivi nel 1997. Ma se la verità fosse un'altra e il vero killer si trovasse ancora in circolazione, impunito e contento? Con le sue discutibili doti deduttive e animato da un'incredibile determinazione, il conte dovrà immergersi in un mondo a lui sconosciuto, quello dell'arte contemporanea, nel cui firmamento la giovane Diana sta per essere lanciata. Tra un vernissage e una tartina, Vittorio si perderà nel labirinto della borghesia intellettuale, che la polvere preferisce nasconderla sotto il tappeto, possibilmente birmano. In quel mondo, dove impera il conformismo dell'anticonformismo, Vittorio si ritroverà immerso «come una bustina di Twining's nell'acqua bollente». Sostituendo botox e chihuahua con pennelli e opere d'arte, la seconda avventura del Principe Investigatore si sposta dunque dai palazzi nobiliari del centro di Roma agli open space di Trastevere ricavati dalle ex fabbriche che continuano a chiamarsi «opifici» sebbene vendano birra. Cambia insomma lo scenario, non il punto di vista di Vittorio, ancora una volta impegnato nel lungo e periglioso cammino per diventare un vero detective.

Lasciando perdere la copertina che non mi entusiasma molto, devo dire che le avventure di questo conte detective mi ispirano moltissimo, ed è per questo che voglio dedicargli questo spazio per farvelo conoscere. Nei prossimi mesi vedrò anche di leggere il primo libro e recensirlo, per il momento sappiate che se state cercando un giallo dai toni comici, beh lo avete trovato!

Nessun commento:

Posta un commento