ottobre 07, 2017

Intervista a... Jennifer Niven - parte 2

Bentornati a tutti ^^
Con questa parte di intervista, chiudiamo momentaneamente il capitolo Jennifer Niven, almeno finché non pubblicherà un nuovo romanzo <3  
Come vi avevo anticipato, eccovi la seconda parte del materiale audio riguardante questa fantastica autrice. Quest'oggi vi propongo l'intervista fatta da Federica Manzon a Jennifer Niven, durante l'incontro ufficiale di Pordenonelegge. L'intervistatrice è stata davvero molto brava e preparata nelle domande che ha posto sul libro "L'universo nei tuoi occhi". Pronti ad avventurarvi fra le pagine di questo libro?

D- Grazie Jennifer di essere qui. Vorrei cominciare prendendo spunto dalla frase di uno dei libri preferiti di Libby ovvero "Il buio oltre la siepe" che dice: Bisogna sempre essere in grado di calarsi nei panni degli altri. 
Ecco, come hai fatto a calarti nei panni di Libby, che era la ragazzina più grassa d'America, e nei panni di Jack che invece è un ragazzo che è molto popolare ma che ha un problema: quello della prosopagnosia.

R- Secondo me la caratteristica più importante per uno scrittore è avere empatia, di avere proprio la capacità di calarsi nei panni degli altri. Ci sono tante persone che fanno parte della mia vita che hanno dovuto affrontare situazioni difficili, come quelle di Libby. Hanno dovuto lottare con il bullismo o con il sovrappeso. In effetti non conosco nessuna donna che non abbia avuto problemi di immagine e con sé stessa nella propria vita.
Per quel che riguarda Jack, mi sono ritrovata con due persone della mia vita, mio cugino e mio zio, che soffrono di questa patologia e quindi mi sono trovata con la possibilità di poter parlare con loro prima della stesura del romanzo e poi anche dopo per condividere l'esperienza.

D- C'è una cosa molto bella dei romanzi di Jennifer Niven, che è il magnetismo della sua scrittura. La capacità che ha di trovare la voce di molti adolescenti, ma una voce in grado di parlare a chiunque. All'inizio del libro Jack scrive una lettera a Libby, dove spiega la sua malattia. Libby però non è una ragazza che conosce bene, una con la quale confidarsi, ma le scrive ugualmente questa lettera perché alla ragazza sta per capitare qualcosa di terribile. Questo libro parla apertamente di un fenomeno presente negli ultimi anni, quello del bullismo. Come mai hai affrontato questo tema? Quanto è importante secondo te parlarne?

R- Si tratta di un tema estremamente importante, soprattutto per i teenager. Non dimentichiamoci che gli adolescenti hanno questi due modi in cui possono venire attaccati, sia nella vita vera che attraverso i social media. Da quando ho pubblicato "Raccontami di un giorno perfetto" ho avuto tantissimi lettori che mi hanno raccontato di esperienze difficili vissute sia online che nella vita vera, sia da parte di coetanei o da addirittura estranei.
Ho quindi sentito che questo era un tema molto forte sia per i miei lettori, sia per alcuni membri della mia famiglia che hanno subito questo tipo di sopruso.

D- Non solo nella realtà fisica, ma anche online. C'è un fatto particolare antecedente ai fatti del libro che influisce sulla storia. Ovvero Libby era diventata molto molto grassa, una ragazzina che pesava 300 chili. Purtroppo un giorno ha una crisi respiratoria e per tirarla fuori dal letto dov'era confinata da anni arrivano perfino i pompieri per aiutarla. Il video di tutta questa storia viene poi trasmesso sui tg e poi caricato su youtube, e rimane un video virale. Quanto incide il ruolo dei social media?

R- Sicuramente i social media esercitano un impatto enorme sugli adolescenti di oggi e io lo so in prima persona perché ho tanti lettori adolescenti e ci sono tanti adolescenti nella mia famiglia. So che i social media sono molto importati in questa fascia d'età. Ed è per questo che nei miei profili social cerco sempre di creare uno spazio positivo dove i giovani possano entrare ed essere accolti da una comunità calorosa, sia nel mio sito che su Instagram, che negli altri social. Questo però non accade sempre nella vita vera. Ho sentito storie veramente sconcertanti e affermazioni molto offensive fatti da estranei nei confronti di questi ragazzi.
Sicuramente i social media offrono dei vantaggi in quanto uniscono e le persone si possono offrire un sostegno reciproco, ma ci sono anche gli svantaggi che sono sotto gli occhi di tutti. Quello che è successo a Libby ad esempio, e poi anche questo bullismo che può diventare quotidiano.

D- Sei molto in contatto con i tuoi lettori. Prima però di scrivere questi libri per adolescenti, hai scritto dei saggi. Cosa ti ha spinto a passare alla forma narrativa e nello specifico, di passare alla letteratura per adolescenti?

R- Sono sempre stata una fervente ammiratrice della letteratura per giovani adulti, anche se ho cominciato a scrivere fiction e non fiction per il pubblico adulto. Poi però è avvenuto un fatto per me sconcertante nella primavera del 2013. Il mio agente letterario con cui collaboravo da 15 anni è venuto a mancare. Questo fatto mi ha sconvolta e mandato in frantumi tutto il mio mondo perché lui non era solo il mio agente, era anche un mio amico. In quel periodo mi sentivo sempre molto stanca e sentivo di aver bisogno di una pausa dalla scrittura. Avrei avuto proprio bisogno di parlare con lui, quando ormai lui non c'era più. Mi sono ricordata allora di una conversazione che avevamo avuto tempo prima in cui mi aveva detto: "La prossima cosa che scriverai, dev'essere una cosa che non riesci neanche ad immaginare di non scrivere. Anche se si tratta di una cosa terrificante e ti sconvolge completamente, devi sentire il bisogno di scrivere."
In quel momento ho deciso di scrivere di un episodio della mia vita molto personale, che non avevo mai rivelato a nessuno. Di quando ho conosciuto questo ragazzo di cui mi sono innamorata e poi lui è morto suicida.

D- La cosa che viene un po' criticata ai romanzi per giovani adulti di oggi è che sono molto consolatori, mentre nei tuoi libri viene raccontata la depressione degli adolescenti. Il fatto che si può essere infelici e anche se si incontra l'amore, si può continuare a stare male. Quanto coraggio ti ci è voluto per raccontare la storia in questo modo? Non hai mai pensato di rendere la storia più felice? E cosa ti ha aiutato a tenere questa durezza fino alla fine della storia?

R- Devo ammettere di essere stata molto nervosa quando ho cominciato a scrivere "Raccontami di un giorno perfetto". Ero molto agitata per diversi motivi, perché sapevo che avrei dovuto attingere ad un'esperienza che per me è stata molto traumatica, che non volevo rivivere, e poi anche perché sapevo che questo sarebbe stato un romanzo per adolescenti.
Ho deciso fin da subito di adottare un piglio onesto, proprio perché ho sempre pensato che i giovani meritassero questo tipo di scrittura. I giovani sono brillanti, intelligenti e hanno bisogno di leggere cose che sono accadute veramente. Lo ripeto sempre questo fatto della scrittura onesta, che ho usato anche ne "L'Universo nei tuoi occhi". Si tratta di un tipo di scrittura molto apprezzato, tanto che durante un evento, un lettore mi ha chiesto "Potresti continuare a scrivere in questo modo coraggioso e onesto, per i lettori come me?" e io gli ho risposto di sì. Penso che questo sia il mio tratto distintivo.
Mi spiace dirlo per i lettori adulti presenti in sala, ma i giovani lettori sono molto molto brillanti.
Vorrei aggiungere una cosa. Ci sono moltissimi adulti purtroppo, che sottovalutano la letteratura destinata ai teenager, sia i lettori stessi. Io devo dire che i miei libri e quelli di altri autori che si dedicano a questo tipo di pubblico, stanno salvando delle vite e questo è importantissimo.

D- La mia prossima domanda l'hai già anticipata nella tua risposta. Perché ci sono moltissimi adulti che si appassionano alle tue storie e credo che la risposta sia nella stima che tu dai al lettore. Il lettore intelligente sa affrontare anche gli argomenti più difficili e tristi che fanno parte della nostra vita. E la cosa che hai appena detto, quella che i libri salvano delle vite, è bellissima e vera perché in qualche modo i libri come questi ci fanno sentire meno soli. Ti fanno sentire che la storia che tu stai vivendo in questo momento, per quanto difficile, non sei l'unico a viverla.
Libby e Jack sono molto diversi, ma hanno in comune la solitudine.

R- Jack e Libby sono dotati di una ricchissima vita interiore. Entrambi sono dei personaggi che hanno dedicato particolare attenzione alla conoscenza di loro stessi. Senza dubbio sono dei personaggi soli, che si sono isolati in maniera diversa, però hanno anche moltissima capacità di autonomia, sono autosufficienti e sono molto più vicini di quanto danno a vedere. Alcuni diranno a questo punto: è senz'altro una storia d'amore. Io direi di sì, ma non una storia d'amore romantica, ma una storia d'amore che insegna come amare sé stessi.

D- Nei tuoi libri c'è una componente forte di una sorta di paura diciamo. Secondo te perché il lettore è attratto da questo genere di romanzo?

R-Sia per quanto riguarda me, sia per quanto riguarda Libby (se posso permettermi di rispondere anche in sua vece), abbiamo vissuto delle esperienze molto forti nel corso della nostra vita. C'è qualcosa di particolare nel leggere un libro che fa un po' paura per i suoi contenuti, ma che alla fine una volta chiuso ci fa sentire sicuri e tranquilli. Il fatto di poter guardare in faccia quelli che sono i lati bui, scuri ben sapendo che c'è anche la luce. Ecco perché quando ho scritto "Raccontami di un giorno perfetto", ho voluto raccontare di questo buio che spesso ci circonda, ma anche degli sprazzi di luce che si vedono comunque attorno a noi. Per questo ci piacciono le storie di paura.

D- Oltre ai due personaggi principali nel libro, ci sono molti altri personaggi secondari nel libro degni di nota. Uno di questi è il fratellino di Jack, un bambino che va alle elementari ma che sembra molto saggio. All'inizio del romanzo ha voluto a tutti i costi entrare a scuola con una borsetta. Jack ha voluto fermarlo, ma lui insisteva nel fatto che se voleva andare in giro con una borsetta lo avrebbe fatto. Poi le cose non vanno benissimo... Siamo nel 2017, l'omosessualità è ancora un tema tabù tra gli adolescenti.

R- Penso che abbiamo fatto molti progressi su questo tema e io come sempre riferisco l'opinione dei miei lettori. In molti dicono di essere consapevoli di quello che sono, di aver capito benissimo e risolto la loro sessualità, quindi per loro questo non è sicuramente un tabù. Però al tempo stesso sono consapevole che può essere un grosso problema in posti più provinciali, più piccoli degli Stati Uniti, ma anche in Brasile, nelle Filippine dove alcuni miei lettori mi raccontano di situazioni davvero molto inquietanti in cui non possono essere loro stessi. Non possono esserlo perché la loro cultura o la loro famiglia non vede di buon occhio questo tipo di "situazione". Quindi c'è ancora molta strada da fare, ma devo dire che quando io mi sento un po' angosciata per come va il mondo, per lo stato attuale delle cose, i miei lettori intervengono e mi incoraggiano ogni giorno. Sono veramente straordinari.

D- Come sempre citi i tuoi lettori. Hai dovuto fare uno sforzo per immedesimarti nei panni di una adolescente o hai un vivido ricordo e quindi riesci a calarti bene in quei panni? E secondo te, le paure e preoccupazioni dei giovani di oggi, sono aumentate rispetto ad una decina o quindicina di anni fa?

R- Penso sia stato molto naturale perché dentro mi sento una quindicenne e per me è stato molto facile ricordare com'ero ai tempi delle superiori. Oltre a ciò abbiamo tutti dei sentimenti comuni in qualsiasi età ci troviamo. Vogliamo tutti avere un senso di appartenenza, essere visti, ascoltati e amati. Per la seconda parte della domanda credo di sì, credo che gli adolescenti di oggi affrontino paure più grandi, rispetto a quando ero teenager io. Ritengo che il mondo sia diventato un posto molto più grande e pauroso e i social media di certo contribuiscono a fomentare queste paure. Però contemporaneamente, rispetto a noi, mi sembrano molto più saggi e più auto-consapevoli.

D- Grazie a questi libri, hai potuto girare per le scuole d'America. Una delle cose che a noi europei ci stupisce è l'uso delle armi nelle scuole, in molte scuole c'è anche il metal detector quando si entra. Come viene affrontato questo tema dai ragazzi. Ne sono impauriti?

R- Direi che ormai nelle scuole degli Stati Uniti, i metal detector sono diventati ormai una presenza costante e sta aumentando, perché si necessita così. Nelle scuole che ho visitato che adottavano questa soluzione, i ragazzi la percepivano come una cosa assolutamente normale, si rendevano perfettamente conto del perché c'erano queste misure di sicurezza. Fa parte della loro vita quotidiana purtroppo. 

D- Un'ultima domanda che non posso non farti: nel romanzo Libby ama i libri, mentre Jack ama fare liste, ad esempio la lista dei 5 buoni propositi, la lista dei 5 lavori che avrebbe potuto fare con il suo problema, e così via. Se questi due personaggi si fondessero, potrebbero stilare una lista dei 5 buoni motivi per leggere un libro invece che guardare una serie tv, che sono bellissime e stupende?

R- Mi piace molto questa domanda. Ci sarebbero moltissime ragioni. 
1. Penso che una ragione sia perché i lettori possono trovare se stessi nelle pagine di un libro e si ricorderebbero di non essere da soli. Si rispecchierebbero nel libro e questo è un elemento molto forte, potente. 
2. Come secondo per esplorare nuovi mondi al di fuori di sé. Si potrebbe dire anche della televisione, ma la lettura di permette di entrare meglio in questi mondi
3. Si possono creare dei legami con altri lettori, siano essi estranei o membri della famiglia. Due persone che si trovano a leggere lo stesso libro e poi si possono confrontare. A me per esempio piace molto quando genitori e figli leggono i miei libri insieme, ne discutono insieme e poi vengono agli eventi a parlarmene. 
4. I libri poi sono degli oggetti fisici ma artistici. Mi piacciono moltissimo i profili bookstagram di instagram, dove delle persone creano delle meraviglie con questi libri. Sono stupendi. Credo che sia Libby e Jack siano molto artistici e ad entrambi piacerebbero molto.
5. Poi c'è qualcosa, una sorta di poesia nelle righe. La bellezza delle parole è quasi come una musica. Ed è bello perdersi nelle parole, da soli o insieme, è un'esperienza molto trascinante.

R- Fammi aggiungere un'altra cosa alla lista, per citarti. Se noi prendiamo Supernatural, lo guardiamo, ci siamo divertiti molto, vediamo i nostri personaggi preferiti e magari siamo caduti nel loro mondo e crediamo che saranno per sempre vicino a noi.. però una volta finito chiudiamo la tv e andiamo a dormire. 
Leggiamo i libri di Jennifer Niven, ci divertiamo, ci emozioniamo, piangiamo con i personaggi e speriamo con loro. Però poi quando richiudiamo il libro non siamo più le stesse persone di quando abbiamo iniziato a leggerlo. Ed è questo il regalo più bello che ci hai fatto e ti ringraziamo molto. Grazie per essere stata con noi.

-fine intervista-

Spero vivamente che questa intervista vi sia piaciuta e spero anche di avere la possibilità di incontrare di nuovo questa fantastica autrice ^^

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