marzo 23, 2017

Le fiabe del dodo #6

Giovedì giovedì giovedì :3 Tempo di favole ^^ Quest'oggi vi propongo una fiaba diversa dalle solite. Non è dei fratelli Grimm o di Andersen ma di Perrault. La fiaba in questione è molto particolare e mi ha colpita... beh diciamo che è particolare e vorrei proporvela.



Griselda

C'era una volta un giovane principe dal carattere perfetto, non fosse per un piccolo particolare: considerava tutto il genere femminile scaltro, infedele, superbo e ipocrita. Insomma, per lui le donne erano una brutta specie.
Era un buon re, ma il popolo premeva per avere un erede che lui non poteva dare per la ovvia avversione per tutto il genere femminile.
Un giorno però durante una battuta di caccia, si divide dal suo gruppo e si perde. Destino vuole che davanti a lui si parò la più bella delle visioni: una dolce e bellissima pastorella insieme alle sue pecore. Non appena il principe tentò di avvicinarsi, la fanciulla arrossì e abbassò gli occhi pudica e questo comportamento fu molto gradito al nobile. Egli non credeva possibile che una donzella potesse essere così dolce, sincera e spontanea e fu così che si innamorò di lei. 
Era solo un'umile pastorella di nome Griselda che abitava insieme al padre e vivevano delle loro pecore, ma riuscì a conquistare il cuore del principe e lui tornò varie volte a trovarla in mezzo ai boschi finché non decise di sposarla.
Griselda spogliatasi delle povere vesti ed indossati i bei vestiti di corte, si rivelò un'ottima regina e si comportò sempre degnamente nei confronti del marito ed in breve tempo il loro amore fu benedetto dall'arrivo di una bambina.
Griselda voleva un mondo di bene alla bambina e la cullava e la nutriva senza l'aiuto di una levatrice. Il marito però dietro, finito il primo periodo di infatuazione del matrimonio, vedeva accrescere senza motivo le sue paure. Temeva che la dolcezza della sua sposa, potesse nascondere un carattere da serpe, come tutte le donne e così relegò lei e la bambina in una stanza, senza tutti gli agi principeschi e con poca luce.
Griselda prese bene questo cambiamento auto-convincendosi del fatto che più si soffre, più si è felici.
Il principe però non contento le tolse la gioia più grande che Griselda aveva: spedì la sua unica figlia in un severo monastero per vedere se la moglie reagiva.
Con enorme tristezza, Griselda ingoiò le lacrime e lasciò partire la figlia.

Griselda, dopo la partenza della piccola fu quella di sempre, buona e affettuosa come i primi giorni del matrimonio e a questo punto il principe iniziò ad avere qualche rimorso.... ma ancora aveva questo tarlo che gli ronzava in testa e volle sottoporre una nuova prova alla sua sposa: le disse che la figlia era morta.
Poco mancò che Griselda svenisse, ma vedendo il marito impallidito, si fece forza per alleggerire il dolore di lui. Il principe era sul punto di confessare tutte le sue bugie ma non trovò il coraggio.

Da quel momento i due coniugi continuarono a vivere degli anni di matrimonio felice, mentre la loro unica figlia cresceva tra le monache.
Un giorno un gentiluomo passò in convento e vedendo la principessina se ne invaghì. Anche la principessina dopo qualche reticenza ricambiò il sentimento del gentiluomo.

Il giovane era davvero ben visto anche a corte e il principe lo aveva già adocchiato come potenziale marito per la principessina e fu felice di sapere dei loro sentimenti reciproci, ma anche a loro volle far sudare il loro amore.
Annunciò a tutto il popolo che dato che l'unica erede era morta, egli doveva cercare fortuna in un altro matrimonio e la giovane scelta era una ragazza cresciuta tra le monache.
Si separò dalla moglie, che accettò senza troppe storie di tornare alla sua povertà e alle sue pecore e recò un grave dolore ai due innamorati.

Non contento il principe dopo qualche giorno, mandò a chiamare Griselda per addobbare le stanze della futura moglie e lei con somma dedizione tornò. Quando Griselda vide la principessina, le ricordò molto la sua bambina e presa da un improvviso istinto materno andò dal principe e lo supplicò. Lo supplicò di non trattare la sua nuova sposa come aveva trattato lei, perché la vedeva troppo dolce per sopportare quello che aveva sopportato lei. Il principe invece la liquidò dicendo che una povera pastorella non poteva fare la morale ad un nobile.
Griselda quindi si ritirò mesta mesta.

Arrivato il giorno delle nozze, in presenza di tutte le persone coinvolte, finalmente il principe rivelò la verità. Svelò l'identità della principessina e la diede subito in sposa al giovane e riprese con sé Griselda che finalmente aveva superato tutte le prove sottoposte dal principe.
E vissero tutti felici e contenti.

Commento:

Vi giuro ho imprecato ad ogni singola riga che ho letto di questa fiaba. Ve la voglio proporre perché questa fiaba è assolutamente sbagliata in ogni sua parte. Alla fine della fiaba ci sono proprio poche righe che riassumono tutto il brutto di questo racconto:
"E tale e tanta la gioia del popolo, che si arriva perfino a lodare la prova crudele del principe bisbetico, alla quale si deve il perfetto modello d'una così bella e rara virtù, che tanto aggiunge pregio alla donna."
Lodare? Prova? Perfetto modello? Virtù? Da quando essere schiavi dei capricci di qualcuno è una virtù?

Ovviamente parlo come una donna moderna, ma è terribile pensare che ancora ai giorni nostri una qualche traccia di questa antica mentalità sopravvive ancora.
Voi che ne pensate? 

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