marzo 02, 2017

Le fiabe del dodo #3

Eccoci al nostro appuntamento settimanale con le fiabe del Dodo. Questa volta, ho voluto riassumervi una fiaba di Andersen, così non vi intristisco troppo con quelle dei Grimm XD La fiaba che ho scelto di intitola Niccolino e Niccolone. La fiaba, a differenza di quelle dei Grimm, è molto lunga quindi basta cliccare su "continua a leggere" per vederla tutta.



C'erano una volta in un villaggio, due persone che condividevano lo stesso nome: Nicola.
Per distinguerli i due venivano chiamati in base alle loro ricchezze: Niccolone possedeva quattro cavalli, Niccolino invece uno solo.
Niccolino lavorava per Niccolone e gli prestava pure il suo unico cavallo per tutta la settimana, ma la domenica Niccolino poteva avere tutti e cinque i cavalli per sè. Quando la gente del villaggio passava di fronte a casa sua, Niccolino per farsi bello spronava i cavalli gridando "ih ih cavalli miei" facendo così intendere di essere proprietario di tutti i cavalli. A Niccolone la cosa non andò giù e dopo alcuni avvertimenti non ce la fece più. Mise in atto le sue minacce e uccise l'unico cavallo di cui Niccolino era proprietario. 
Niccolino era disperato. Scuoiò il cavallo e si avviò verso il mercato vicino per venderne le pelli e ricavarne qualcosa. Sulla strada però si perse e dovette cercare un riparo per la notte. Fortuna volle che poco distante vide una casetta e bussò, ma la donna all'interno gli disse di non poterlo ospitare finché il marito non fosse ritornato a casa. Niccolino si rifugiò quindi nel fienile accanto e da lì potà vedere una cosa molto sospetta: all'interno della casa, la donna che prima gli aveva sbattuto la porta in faccia stava versando vino e offrendo un bel banchetto ad un sagrestano.
Quando il marito della donna ritornò, la moglie nascose tutto quel ben di Dio in forno e il sagrestano in una cesta.
Niccolino uscì dal fienile e prima che il marito entrasse in casa, si presentò e chiese ospitalità. L'uomo fu felice di avere ospiti, ma la moglie tirò fuori per i due una misera scodella di ceci.
Sapendo del pesce, il pane, l'arrosto e il vino nascosti nel forno, colse la palla al balzo. La pelle del cavallo nascosta nel sacco scricchiolò è Niccolino si inventò che dentro al sacco ci fosse un mago. Si inventò che il mago aveva messo del cibo e da bere nel forno e fu così che la moglie dovette tirare fuori tutto quello che aveva nascosto e lo servì ai due uomini.
Finito il pasto, il marito era molto curioso di avere un'altra prova dell'autenticità dei poteri del mago, gli chiese di chiamare il diavolo. Niccolino fece scricchiolare il sacco e comunicò che dentro al cesto vicino, quello dov'era nascosto il sagrestano, c'era un diavolo. Casualità volle che l'unica cosa che potesse irritare moltissimo il marito erano proprio i sagrestani, così quando scoperchiò la cesta e ne trovò uno dentro diede di matto.
Egli fu così colpito che offrì a Niccolino uno staio d'oro per il sacco con il mago dentro e per portarsi via il cesto con il diavolo dentro. Ovviamente Niccolino accettò di buon grado.

Sulla strada del ritorno, Niccolino disse ad alta voce che avrebbe gettato nel fiume la cesta, dato che era troppo pesante da trasportare. Il sagrestano iniziò ad agitarsi e a pregarlo di non farlo, in cambio ovviamente di un altro staio d'oro, e così Niccolino tornò a casa con molto oro, talmente tanto che dovette pesarlo.
Mandò un ragazzino a prendere uno staio da Niccolone per poter pesare tutto l'oro guadagnato e a quest'ultimo la cosa puzzava. Si chiese cosa potesse mai pesare e così mise un po' di pece sul fondo dello staio per vedere cosa ne rimaneva attaccato e potete immaginare cosa trovò: un paio di monete d'oro. Andò così da Niccolino e gli chiese come fosse riuscito a fare tutti quei soldi. Niccolino gli disse la verità, ovvero che li aveva ottenuti vendendo la pelle del suo cavallo.

Fu così che Niccolone uccise, prese le pelli dei suoi quattro cavalli e si recò al mercato per venderle, ma senza successo. Niccolone tornò a casa talmente infuriato e con una voglia matta di uccidere Niccolino.
Nel frattempo a Niccolino era morta la nonna ed egli la stava a vegliare nel suo letto in attesa dell'organizzazione del funerale. Quando Niccolone arrivò per farla pagare a Niccolino, si scagliò sul letto e colpì, non accorgendosi che sotto alle coperte c'era solo il cadavere della nonna.
Quando Niccolino tornò dalla nonna, capì cos'era successo ma decise di pensarci solo dopo aver sepolto la nonna.
Il giorno dopo prese in prestito un carro ed un cavallo e si avviò verso il bosco e si fermò in una locanda. Qui chiese di bere e che ne portassero anche alla nonna dentro alla carrozza, ma disse all'oste di gridare forte perché la donna era parecchio sorda.
L'oste, servito Niccolino, andò con il boccale dalla nonna e non ricevendo risposte neanche alzando la voce, rovesciò il contenuto del boccale sul viso del cadavere, che per il lieve urto si spostò e cadde a terra. L'oste convinto di aver ucciso la vecchia donna, offrì a Niccolino una bella somma per nascondere il fatto alle autorità e si offrì di pagare per il funerale.

Ancora una volta Niccolino tornò a casa con molto oro e mandò a chiedere lo staio per pesare a Niccolone. Quest'ultimo era molto sorpreso perché pensava di essersi ormai sbarazzato di Niccolino. Andò quindi da lui e lo trovò con il nuovo denaro e gli chiese come se lo fosse procurato. Niccolino gli rispose che aveva venduto la nonna che Niccolone aveva ucciso.
Così Niccolone prese ed uccise anche la sua di nonna e cercò di piazzarla a qualche farmacista, ma niente.
Tornò a casa infuriato, prese un sacco, lo usò per intrappolarvi Niccolino e si incamminò verso il fiume. Sulla strada Niccolone vide una chiesa e decide di entrare e pregare prima di compiere l'empio gesto. Nel frattempo Niccolino da dentro il sacco udì il lamento di un vecchio con i suoi buoi che si lamentava perchè ancora non riusciva a morire. Chiese quindi al vecchio di fare scambio di posto, la sua mandria in cambio della morte. I due si diedero il cambio e così quando Niccolone tornò, gettò il sacco con dentro non Niccolino, ma il vecchietto.

Quando Niccolone incrociò Niccolino sulla strada del ritorno, egli gli narrò di un'incredibile salvataggio da parte di una sirena, che gli aveva promesso molte ricchezze una volta arrivato in un determinato punto del fiume.
Anche Niccolone voleva incontrare questa fantomatica sirena generosa e così accompagnò Niccolino nel suo viaggio verso questa misteriosa località. Una volta arrivati Niccolone, che voleva raggiungere per primo la sirena sul fondo del fiume, prese un sacco ed un sasso pesante, si chiuse dentro e si gettò nel fiume.
E fu così che Niccolino tornò tranquillo verso casa insieme alla sua nuova mandria.


Cosa ne penso di tutta questa storia?
Diciamo che la morale principale è una: l'invidia è una brutta bestia.
Non so veramente da che parte schierarmi però. Da una parte abbiamo Niccolino, quello che all'inizio della storia si voleva fare bello con delle cose non sue. Dopo che ha ricevuto la sua "punizione" per la sua faccia tosta, gli capitano una serie di fortunati eventi che dimostrano tutta la sua furbizia.
Sfrutta il marito credulone, vendendogli della semplice pelle sfruttando il fatto del tradimento della moglie e sfrutta anche il povero sagrestano. Ha la faccia tosta di sfruttare pure la morte della nonnina perché ovviamente sapeva che la poverina era defunta e non c'era possibilità che rispondesse all'oste.
La botta di fortuna finale è data dall'incontro con il vecchietto  stanco di vivere che lo libera dal sacco e gli affida il suo bestiame.
Non mi è piaciuto molto questo personaggio perché è troppo fortunato e a parere mio non se lo merita per tutte le persone che è riuscito a sfruttare.
Niccolone invece è vittima di un grave peccato capitale: l'invidia. Vuole copiare a tutti i costi Niccolino per avere la sua stessa ricchezza, ma purtroppo è molto credulone. Si fida di quello che gli dice Niccolino e segue il suo esempio, finendo così per rimetterci la vita.
Oltre quindi ad una morale sull'invidia, posso anche riscontrare qualcosina sull'ingenuità quindi aggiungo il proverbio: per ogni volpe in giro c'è sempre un pollo a tiro.
E voi che ne pensate?

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